Siamo sicuri di voler tornare a quella pseudo normalità?
Lavorare otto ore al giorno in attesa della domenica?
Lavorare dodici mesi all’anno in attesa delle due settimane di ferie?
Ordinare una pizza e mangiarla nel cartone con una Coca-Cola light guardando una serie tv dove il mondo sta per finire?
Vivere in palazzi più o meno eleganti addobbati con quattro alberi a caso per rendere tutto più digeribile?
Fare la festa di compleanno dei nostri figli al MerdDonald’s tra quattro mura in cartongesso?
Passare minuti, ore al telefono tentando di parlare con qualcuno per capire dov’è finito un pacco ordinato e pagato un mese fa?
È davvero questa la normalità che tanto vogliamo?
Non è che per caso ci siamo incasinati l’esistenza?
Lavoriamo per pagare e pagare e pagare… ma cosa stiamo pagando?
Ci siamo mai fermati a chiedercelo?
Cosa stiamo pagando?
Paghiamo e lavoriamo, lavoriamo e paghiamo.
Per cosa?
Per arrivare a settant’anni, nella migliore delle ipotesi, e godersi la pensione in un appartamento in mezzo al traffico?
È questa la vita che sognavate da bambini? Ve lo ricordate quali erano i vostri sogni?
È questa la vita che sognano i vostri figli?
La vita è molto più semplice: necessitiamo di cibo, amore, acqua, luce, qualche libro e qualche vestito.
Potremmo lavorare poche ora al giorno e passare le giornate con chi amiamo, in mezzo alla natura.
Potremmo aiutarci tra noi, mettendo ognuno la sua professione, la sua specializzazione, qualunque essa sia, a disposizione di tutti, se solo i più sapessero cosa amano fare e cosa sono portati a fare.
Potremmo passare le giornate cantando e danzando, abbracciandoci, raccontandoci fiabe, trasmettendoci saggezza.
Come siamo finiti fin qui?
Usciamo da questo delirio, da questo modello di vita patogeno e prendiamo in mano la nostra esistenza.
Abbiamo una grande possibilità, qui e ora.
Io lo feci anni fa e, lo ammetto, non fu facilissimo il percorso di risveglio, ma i frutti che sto raccogliendo valgono tutta la fatica fatta, tutti i pianti, tutte le rinunce.
Abbiate Fede
Avanti tutta
Daphne Sangalli
